venerdì 1 giugno 2007

La caratteristica chiave della forma

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CARATTERISTICA CHIAVE: CENTRO-ANTICENTRO


Obiettivo > Possibile traduzione spaziale

Sapere al centro dell’attenzione > spazio ruotante attorno
a un centro

Spettatore come “protagonista” > integrazione tra balconate/scalinata e
palco

Prospettive e ritmi originali > incontro-scontro di volumi o di
percorsi = spazi prospettici quasi mutevoli

Spazio fatto di percorsi + conquista del centro > percorso/scalinata articolato ma con
rimandi verso il palco centrale



Mi è stato consigliato di visionare alcuni esempi di edifici realizzati e non, ho quindi studiato la Philharmonic Hall di Scharoun (‘63), la Univesity of Cincinnati di Eisenman (‘96) e il Museo a Betile di Hadid (non ancora realizzato).
Ho trovato spunti in ognuno di questi progetti e ho fissato dei precisi obiettivi (non specificatamente spaziali) ponendomi la questione di come questi potessero tradursi concretamente e specificatamente in termini di spazio.

La caratteristica spaziale principale di una Expo-Conference deve essere, io credo, quella di permettere innanzitutto una chiara e visibile esposizione del “oggetto architettonico”; nel contempo, però, essendo anche luogo profondamente rivolto all’utenza, deve certamente essere in grado di “coinvolgere” chi ascolta e osserva le opere esposte (come nella Filarmonica).
Questo può forse realizzarsi concretamente attraverso uno spazio articolato che abbraccia il fulcro, cioè il palco.
Lo spazio articolato in questione può essere rappresentato da uno, o da diversi, percorsi/scalinata gravitanti attorno alla zona strettamente legata alla conferenza; il palco accoglierebbe uno o più mega-schermi da cui trasmettere immagini di opere, testi, etc. oltre ad un’area attrezzata con banco, computer e sedute per chi tiene la conferenza.

Come Eisenman, vorrei dare una spinta, un movimento, che potrebbe ottenersi solo attraverso l’incontro-scontro di due diversi corpi spaziali.. magari proprio due o più percorsi..

L’idea di realizzare spazi da cui godere di diverse prospettive e rimandi mi ha fatto pensare ad un volume perlopiù vetrato (o comunque che dia il senso di apertura spaziale) in cui si innestano scalinate/percorsi espositivi/balconate .. questo ultimo spunto lo ho desunto invece dal progetto di concorso per un nuovo museo a Betile (Sardegna) vinto dalla notissima Zaha Hadid.



Philharmonic Hall 1963
Berlino, Gemania
Hans Scharoun

La struttura di entrambe le sale è basata sul concetto della "musica al centro dell'attenzione",
con il palco posizionato nel centro della sala e il pubblico seduto in blocchi che circondano il
palco in tutti i suoi lati.
Architettonicamente è concepita come una serie di elementi-piattaforme da cui poter seguire
l’evento musicale che vanno a creare una sorta di paesaggio naturale e organico (per usare un
termine architettonico).
Qui la principale caratteristica cui mi pare si ponga attenzione, è il fatto che l’utente ha la
possibilità di seguire l’evento in modo totalmente nuovo, visivamente e acusticamente,
sentendosi coinvolto e quasi protagonosta lui stesso.
Da questa intuizione scharouniana vorrei trarre insegnamento riproponendo nel mio progetto
il “sapere al centro dell’attenzione” , comunicazione del sapere e delle idee
architettoniche (consolidate e nuovissime) concretamente esaltate attraverso una spaziale
distribuzione architettonica.



Aronoff Center for Design and Art
University of Cincinnati 1996
Cincinnati, Ohio
Peter Eisenman

Da queste immagini si nota come
nella struttura di Cincinnati
Eisenman, studiando una
sistemazione particolarmente articolata,
crea spazi “interstiziali”che offrono prospettive e ritmi originali e innovativi.
Anche da questo esempio, come da quello di Scharoun, vorrei trarre
insegnamento per realizzare un progetto ibrido.
Penso così all’idea di dare ai visitatori spazi prospettici
in un certo senso mutevoli che possono derivare forse solamente dallo
incontro-scontro di due corpi spaziali .. expo e conferenza?

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