sabato 30 giugno 2007

il mio CONTRATTO IDEALE con L'UNIVERSITA'

Grazie a Bellardini, Fatica e Olivieri che, ad oggi, mi hanno dato la loro opinione..mi ha fatto molto piacere!Grazie..
ven 29 giugno 2007

Oggi ho pensato a qualcosa che riguarda noi studenti, il nostro rapporto tra di noi e il rapporto che abbiamo con i professori..
Sono diversi anni che frequento l’università (a dirla tutta qualcuno di troppo e in effetti non ne vado così fiera) e sono diversi anni che vedo come “vanno le cose”..
Diciamo che mi sento in grado (non sono certa di esserlo del tutto) di dire la mia sull’argomento “università” ed è anche per questo che oggi, trovandomi a progettare un edificio per docenti e studenti della mia Facoltà, sento di dover proporre qualcosa .. questo qualcosa è un “contratto ideale” nella speranza di trovare pareri concordi al mio e laddove non saranno possibili non ne farei un dramma ..
In particolare voglio parlare con estrema tranquillità e sincerità di come noi ragazzi ci rapportiamo gli uni agli altri: ho notato, ma questa è una mia convinzione personale e dunque sono interessata a qualunque diversa opinione, che esiste tra noi studenti una sorta di INDIFFERENZA ..
Devo dire che io per prima ho usato questa indifferenza negli anni, e solo ultimamente (guardando i lavori nei blog che il professore ha chiesto di aprire ad ognuno di noi e trovandomi ad aderire ad un lavoro di gruppo) ho capito davvero che ci sono persone, colleghi, che valgono moltissimo e che io stessa sono solo una delle tante in mezzo agli altri ..
Prima di continuare questo mio discorso chiarisco che, queste parole, NON VOGLIO assolutamente vengano considerate come un’accusa perché un’accusa non sono; scrivo qui le mie considerazioni per farmi conoscere e per capire cosa la gente pensa in proposito; perciò spero in qualche commento e perciò ho inviato una mail ai miei colleghi del corso di Progettazione Architettonica 4 per fargli sapere di questo mio ultimo intervento.
Ho visto, in questi ultimi anni, la grande difficoltà che esiste tra noi anche nel compiere piccoli gesti come passare appunti a chi era stato assente, prestare un libro a chi ne aveva bisogno, dare un consiglio per un progetto a chi non sapeva come fare ..
Non voglio sminuire il discorso accusando o dando colpe .. io credo che forse, ognuno di noi si sia reso conto (come me ne sono resa conto io) che ci sono persone in gamba e che, se questo da una parte può stupire anche piacevolmente, dall’altra spaventa perché c’è il timore di essere superati, surclassati .. penso che sia questo timore a mettere quel freno quando dobbiamo passare gli appunti a qualcuno… si omette aiuto per la paura che qualcun altro faccia, di quegli appunti, un uso migliore del nostro.. spesso, per non dire sempre, “si colpisce per non rimanere colpiti”..
Non credo di sbagliare, sono convinta di ciò che dico ed è per questo motivo che mi piacerebbe fare idealmente questo “contratto” con i miei colleghi, almeno finchè la nostra esperienza universitaria non sarà finita..
Ciò che vorrei è molto semplice.. NON mi aspetto che qualcuno si comporti in modo diverso da ciò che sente, questo mai, ma mi piacerebbe che tutti ci “mettessimo d’accordo” su un punto.
Questo punto è il seguente: quando ci si trova davanti a quell’indifferenza si può usare la nostra maturità capendo che essa nasce soprattutto dal timore di essere “il secondo”, possiamo capire intelligentemente che chi “colpisce” è infondo molto debole perché non crede nelle sue proprie capacità e punta a sminuire l’altro attraverso quella indifferenza .. allora, convinti di questo, possiamo agire di conseguenza e invece di fare noi pure lo stesso (colpendo appunto), possiamo comportarci diversamente; si, questo è possibile e lo so per certo perché io stessa ne ho avuto esperienza..
E’ ovvio che, a parer mio, se fossi l’unica a fare ciò, potrei essere presa per sciocca.. e in effetti spesso mi sono chiesta se lo fossi davvero… è per questo che credo invece che il vero senso nell’intraprendere questa strada si trovi nel fatto che tutti possiamo comportarci così.. basta crederlo e volerlo come io ci credo e lo voglio ..
Io credo che questa indifferenza si possa trasformare in COLLABORAZIONE, sono convinta che ognuno di noi abbia talenti (spesso nascosti anche a noi stessi) che, se messi in comune, portano al raggiungimento di grandi obiettivi, quegli stessi obiettivi a cui, da soli, è impossibile arrivare.
E’come fare un lavoro di gruppo..
Credere fermamente nel proprio talento non è peccare di superbia, lo è pensare di poter raggiungere da soli qualcosa di importante.
Non credere nel proprio talento invece, significa vivere nella convinzione che gli altri sono ostacoli da abbattere, anche barando nel gioco, anche colpendo..
Io credo che, da parte mia, mi comporterò come ho imparato e come sto scrivendo ora, ossia farò di tutto per mettere i miei talenti anche a servizio dei miei amici e colleghi come ho fatto attraverso la realizzazione di questo blog, attraverso la mia piccola partecipazione ai blog dei miei colleghi (mediante commenti), attraverso dei consigli (per quanto forse non eccezionali) e attraverso il desiderio sempre costante di uno SCAMBIO culturale fruttuoso per conoscersi, per crescere, per stare insieme…
Per ciò che riguarda i nostri professori, essi hanno un ruolo fondamentale in questo discorso perché ho notato che spesso, in noi studenti, non viene riposta nessun tipo di fiducia e questo perché, a dirla tutta, siamo noi per primi che molte volte li deludiamo e che mostriamo disinteresse per lo studio e le materie che ci insegnano.
Io mi rendo conto che non è facile seguire giovani come noi ma al contempo credo che i professori, gli adulti in generale, abbiano un compito che va aldilà del semplice insegnamento di materie;credo che noi studenti abbiamo bisogno di rapporto umano, di qualcuno che ci consideri, che creda in noi, che sia pronto a spronarci, a trasmetterci la passione per il nostro lavoro…
Non dubito che, insieme a ciò, ci sia bisogno anche di usare la propria fermezza nel dare una direzione ad una generazione che “fa un pò troppo spesso come gli pare” , anzi credo che nel giusto uso dell’autorità, un docente può farsi apprezzare dai suoi studenti che riconoscono, in questo, il segno di un interesse alla loro formazione culturale e di persone.
E’ per questo che l’ideale contratto non è rivolto solamente ai miei colleghi …
Vorrei che gli uni e gli altri, professori e studenti, tenessero conto di queste parole (anche se solo per qualche istante) come io cercherò di fare … credo in tutto questo e credo che la nostra esperienza universitaria possa diventare indimenticabile e che insieme potremmo lavorare per dimostrare che, aldilà della cattiva rivalità, esiste la buona e leale competizione e aldilà del rapporto docente-studente esiste il rapporto umano adulto-ragazzo.

Spero di avere pareri scritti e non; spero anche che si guardi alle parole e ai concetti, non solo alla persona che li scrive ..

mercoledì 27 giugno 2007

L'idea e la sua forma

Ho apprezzato da sempre il lavoro di architetti d’avanguardia come Gehry, Hadid cui molti di noi studenti guardano con estrema ammirazione (forse anche esagerando a volte) e oggi mi trovo a guardare sotto una luce diversa le loro opere.
Mi chiedo se le forme plastiche, eccentriche, potentemente impressionanti siano la caratteristica unica delle strutture del Guggeneim, del MAXXI e di molti altri progetti che catturano l’attenzione e sgomentano l’osservatore.
Forse no, forse non è l’unica caratteristica .. e forse siamo noi giovani studenti di Architettura a non saperne cogliere appieno le altre .. in ogni caso voglio ragionare su alcuni punti che mi sembrano importanti e che, da un pò, ho in mente.
Trovandomi a progettare uno spazio per questa Expo-Conference e avendo dunque perfettamente chiara la funzione dell’edificio, mi sono chiesta se la forma e la destinazione d’uso fossero intimamente legate tra loro .. la risposta è ovvia .. certo che si.
“Ha scoperto l’acqua” molti potrebbero pensare, ma per me è stata invece una enorme svolta.
Io ho frequentato un Liceo Artistico Sperimentale e tra le mie materie degli ultimi anni avevo anche Progettazione Architettonica (avendolo scelto come indirizzo)..il fatto è che "fare un progetto" mi sembrava un gioco molto semplice allora.
Prendevo uno spunto (magari il disegno 3d di una cupola a base ovale stampato su una rivista che mostrava come il computer stesse divenendo mezzo fondamentale del fare architettonico) e decidevo che quella sarebbe stata “la mia forma”.. il gioco era semplice ..guardi un volume o un immagine o pensi ad un numero (magari composto da diverse cifre) e lo ridisegni semplicemente .. pensi alla pianta.. pensi all’alzato .. infine ..ci “butti dentro la funzione” cercando di rispettare sempre la quantità di metri quadri a disposizione e usando un po’ di logica ..
L’importante era dare all’edificio un’immagine esteriore che “facesse effetto” .. qualcosa anche di stravagante .. “il contenitore vinceva sul contenuto” come direbbe il nostro professore ..
E invece no .. oggi so che non è così .. la forma non è fine a se stessa, deriva e DEVE derivare, a parer mio, da una questione pratica: cosa metto dentro ad essa? Una chiesa? Una mensa? Serve per un museo?
Oggi diremo.. quale è la “funzione” che deve assolvere?
In aula abbiamo definito quello che in architettura chiamiamo “funzioni” mediante la parola “processi”.. processi perché parlano del movimento, del vivere, come l’uomo che circola all’interno di una chiesa, di una mensa, di un museo o che dall’uno passa all’altro..
Noi abbiamo iniziato il nostro progetto proprio chiedendoci quale potesse essere la destinazione d’uso più “giusta”, o meglio, motivata .. e abbiamo studiato quindi questi “processi”.. allora la funzione ha una grande importanza!
Al centro c’è l’uomo e la sua necessità primaria.. il VIVERE .. vivere liberamente lo spazio muovendosi, spostandosi, appropriandosi dello spazio stesso anche stando semplicemente seduto ma comunque relazionandosi a ciò che lo circonda.
“Processi” perchè, una volta innescati, hanno la capacità di mutare nel tempo come mutano di continuo le azioni compiute dall’uomo nell’arco anche di poche ore.
Ecco che la funzione assume un ruolo fondamentale in Architettura.
Ecco perché oggi, a noi studenti, viene insegnato quel concetto tanto importante di FLESSIBILITA’ DEGLI SPAZI .. più uno spazio permette “l’intercambiabilità” delle funzioni e più ha connotazione flessibile..
Questa può rappresentare un magnifico scopo nella progettazione architettonica ma forse siamo ancora un gradino sotto.. forse lo scopo principe è in realtà CREARE SPAZIO PER L’UOMO, spazio che si adegui all’uomo, spazio che deriva dalle intime necessità che una qualunque funzione dell’uomo ha già di per sé, spazio che vuole lui stesso dirci come ha bisogno di essere..
L’architetto, seguendo ragionamenti logici fondati sul ricercare comfort (nel senso più ampio del termine) per l’uomo, può giungere a realizzare ciò che lo spazio stesso vuole essere.
E’ una cosa forte, probabilmente esagerata, ma con ciò non intendo dire che esista un'unica forma per la chiesa o per la mensa o per il museo, intendo dire che esiste un unico modo di procedere sensato e consapevole .. da qui nasce , immediatamente dopo, il gioco dell’inventiva, dell’estro, della infinita varietà di composizione formale, materica, coloristica..
L’architetto non è disegnatore di forme (come inconsciamente pensavo al liceo), l’architetto è colui che sa tradurre graficamente le soluzioni alle difficili richieste di uno spazio concretamente e intimamente legato ai “processi umani”.

Quindi, perchè costruire un imponente edificio fatto in modo tale da permettere al suo interno il susseguirsi negli anni di 3-4-5 funzioni (tra loro simili o completamente differenti) se poi chi ne usufruisce non ne nota altro che la sua “contemporaneità estetica” molto spesso non compresa nella sua genialità?
Perché realizzare un edificio che stupisca per la sua immagine prepotentemente innovativa se chi lo abita non trova riscontro nei materiali, nei colori, nelle forme pur riconoscendone la potenza espressiva di un’architettura nuova?
Quanti, pur non amando/comprendendo l’architettura di oggi, sono in grado di fornire all’architetto spunti, direttive per una progettazione mirata, proprio perchè uomini dotati di sensazioni e fisicità!
Io non credo assolutamente che queste strade progettuali appena spiegate siano discutibili oppure che siano errate ma sto pensando che, probabilmente, esiste qualcosa di più completo che in qualche modo va aldilà di esse e allo stesso tempo le ingloba.
Voglio spiegarmi meglio: nel riportare “in bella” (sulla pianta) la mia idea progettuale, mi sono accorta di dovermi fermare, per un attimo, e di dover guardare quella pianta immaginando contemporaneamente la sua “evoluzione” in alzato..
E’ questo perchè? Perché avevo bisogno di vedere, già nella mia mente, cosa un possibile osservatore avrebbe visto da fuori, dalla strada, guardando una Expo-Conference come questa.
Dovevo immaginare la volumetria..i materiali.. insomma ciò che sarebbe stato ..
“Cosa penserebbe un passante?”
Io il mio schizzo colorato lo avevo già.. ma come dovevo fare per far “combaciare” disegno e realtà, una realtà che stavo cercando di immaginare?
“Come posso dare al passante la stessa sensazione che ho io quando guardo quello schizzo su carta che, a vederlo così, ha un certo grado di sobrietà estetica?”
Certo, se avessi avuto qualche avanzato programma di computer avrei fatto meno fatica in questo lavoro immaginativo .. ricordo che quando ho iniziato a fare i miei primi modelli al computer (anni fa) mi sono stupita moltissimo nel vedere che era possibile progettare direttamente in tre dimensioni .. per me che conoscevo solo il foglio di carta è stato come realizzare che esiste un altro mondo .. altre strade ..

Concludendo: il mio osservatore è il destinatario, non posso ignorarlo.
Come non lo ho ignorato pensando a “funzioni” rivolte alla cultura, all’ascolto, alla visione, ho cercato di non ignorarlo pensando a una morfologia, a dei volumi, a degli spazi, derivati soprattutto da ragioni funzionali, acustiche, visuali…
Le due cose sono saldamente collegate tra loro.. a mio parere sono inscindibili.


Per inciso.
Qualcuno mi ha detto, parlando delle mie difficoltà nell’affrontare temi del genere, “bhè, infondo non devi dimostrare bravura a tutti i costi” .. come se il problema ben più importante non fosse ragionare coscienziosamente su questioni che un giorno potranno essere il nostro “pane quotidiano” .. non credo che la questione sia dimostrare qualcosa, non credo che sia il "punto di arrivo" la vera meta .. ma credo che l’impegno, il credere in un idea, il lavorarci sopra, sia la cosa davvero importante oltre che la più interessante e stimolante .. anche perché il risultato non è mai garantito in partenza...

domenica 24 giugno 2007

tra filosofia e comunicazioni



Nell'epoca contemporanea della informatizzazione e comunicazione (che ovviamente porta influenze anche nell'arte e nell'architettura) c'è ancora qualcosa che non può essere comunicato..una curiosità derivata dalla comparazione del libro "Introduzione alla rivoluzione informatica in architettura"e il lavoro di un filosofo di primo 900 Emmanuel Lévinas (che ho conosciuto grazie a un caro amico..)


"l'esistenza è quanto di più privato ci sia, è la sola cosa che non posso comunicare perché la posso raccontare, ma non condividere. Tra esseri ci si può scambiare tutto tranne l'esistere". (E.Lévinas)




mercoledì 20 giugno 2007

miti del XX secolo


"Il caso è la legge che viaggia in incognito.."
(Albert Einstein)

lunedì 11 giugno 2007

APPELLO A DAMIANI, UNGARO, BLASI,ORSINI


Ringrazio molto Alberto Blasi e Valentina Ungaro che mi hanno risposto alla mail..vediamo come proseguiranno gli eventi..io attendo.. ma il tempo stringe!

Ho cercato molto due partner di lavoro; la cosa è stata difficile dato che il mio progetto è un ibrido e la definizione formale è ancora in progress; dato questo ho pensato che una delle cose importanti fosse trovare qualcuno con cui poter avere un confronto culturale (e "simpatico") anche se i nostri progetti magari si differenziano parecchio.
Il problema è che molti blog non sono proprio chiarissimi (ma forse sono io che non li capisco?) e mi è difficile dedicare ancora altro tempo alla scelta (dato che mi sono fatta lunghe passeggiate in web per trovare questi compagni con cui confrontarmi)..perciò vi espongo le mie idee e poi, che dire, fate voi..
Ho pensato di proporre a quattro miei colleghi la mia collaborazione e se mi vorranno rispondere sarò ben disposta ad accettare le loro opinioni o anche il loro "rifiuto" (tra virgolette) con estrema tranquillità..
Mi scuso se vi sembro troppo invadente ma credo che insieme si possa creare qualcosa di veramente buono e per questo rivolgo l'appello anche a chi sembrerebbe già occupato (bhè il professore stesso dice che infondo sono più che altro delle indicazioni-anche di massima-quelle date in aula oggi per questo lavoro).

APPELLO A DAMIANI E UNGARO
Michela e Valentina .. volevo chiedervi formalmente se sareste così gentili da "accettarmi" (dato che avete già formato un gruppo di lavoro) anche perchè mi trovo abbastanza "in linea" con la ricerca formale (soprattutto di Michela di cui mi colpisce l'estro nel disegno)..penso che potremmo trovare punti in comune..potete vedere il mio blog per capire meglio!

APPELLO A BLASI E ORSINI
Allora ragazzi vi dico innanzitutto perchè pensavo a voi:
Blasi, mi sembra che il tuo progetto di museo e l'uso delle tecnologie (come diceva il professore) possano concordare parecchio con quello che sto studiando io..mi è sembrato anche che tu sia molto partecipe in web attraverso i commenti ai vari blog e la cosa mi pare importante..
Orsini, mi ha colpito una delle tue tavole nella presentazione pre-finale (non avendo più avuto modo di dirtelo lo faccio ora);è per questo che credo che dal punto di vista formale potremmo andare daccordo .. e poi anche tu sei "attivo" nel web!
Io penso che potremmo produrre una bella tavola A1 se ci mettiamo daccordo ..

Chi dei due gruppi mi prenderà..?
In ogni caso andrà benone, non solo bene!!!
Grazie a tutti e quattro comunque!
(vi mando anche una mail e voi potete rispondere con una mail - in modo più riservato - se vi va)
p.s. Sarei anche disponibile a qualche consiglio da parte del docente, che conosce meglio i nostri progetti, per ampliare i miei orizzonti..

mercoledì 6 giugno 2007

Eventi..


link

ALCUNI POSSIBILI PARTNER

Nella presentazione pre-finale del giorno 6 Giugno (oggi) ho notato interessanti progetti che, come il mio, sono rivolti a dare un "apppoggio" alla nostra Facoltà di Architettura Ludovico Quaroni.

Ecco alcuni link..
Marianna Bragaglia L2007 http://www.socializzando.blogspot.com/
Paola Altamura L2007 http://www.progettarearoma.blogspot.com/
Philip Ciombolini L2007 http://philipciombolini.blogspot.com/
Tiziana Concoletti L2007 http://tiziana-concoletti.blogspot.com/
Anna Luzi L2007 http://annaluzi.blogspot.com/

martedì 5 giugno 2007

Il Programma Distributivo

Il Programma Distributivo

Avendo in mente un tipo di edificio (e di funzione) che – essendo un vero e proprio IBRIDO – non ha precedenti concreti cui posso fare realmente riferimento, la realizzazione di un programma distributivo riesce alquanto complicata.

Si è pensato ad una proposta distributiva (visibile nella pianta in scala 1:200) in cui si è collocata:
-la Sala Conferenze al centro,
-un Ingresso su via Flaminia (accompagnato da Area Informativa, Book-shop, eventuali armadietti guardaroba),
-un Area Multimediale verso sud (comprensiva di Redazione per una rivista on-line, video visioni e tele-conferenze),
-un’Area Ristoro verso nord (con annessi servizi),
-un’Area Esposizione permanente verso la collina,
-blocchi scale e servizi igienici ai “lati”della Sala Conferenze,
ed infine
-una scalinata/sedute (la fascia larga tratteggiata nella pianta)
che conduce alle “piattaforme” (o volumi leggeri) dove si allocano le Aree Espositive.

Esiste un problema: una sala per Conferenze ha bisogno di una certa “intimità” (tra virgolette) sotto il profilo acustico soprattutto, mentre ciò che serve a noi in questo caso è la massima visibilità (da tutti i punti dell’edificio in cui l’utente si venga a trovare) e la migliore diffusione acustica (per poter ascoltare la comunicazione da tutti i punti dell’edificio).

La difficoltà sta nella “concretizzazione” formale di un edificio che ha bisogno di:

a) una Sala per Conferenze completamente aperta oppure schermata unicamente da pareti vetrate (perché si possa vedere lo schermo sul palco).
b) una serie di Sale Espositive “ben poste” da cui ascoltare e vedere il palco.
c) una “commistione” esteticamente gradevole tra Sale Espositive - scalinata - ambienti del piano terra.


Il punto più critico nella pianta è forse “l’attacco” della scalinata con la zona dell’ingresso.
L’idea è di favorire il collegamento tra l’entrata e le sale espositive (ai livelli superiori) così da permettere all’utenza il passaggio diretto senza l’obbligo di dover attraversare la Sala Conferenze.
E’ un “punto critico” perché proprio a questa altezza sarebbe situato un ambiente importante come quello dell’Area ristoro che ha bisogno di un ingresso rivolto verso “il centro” dell’edificio.
Ovviamente può avere un doppio ingresso considerato che se ne può pensare uno su Via Flaminia.

Gli ingressi sulla strada saranno almeno due:
- Entrata principale
- Ingresso per il Bar
Altri ingressi saranno:
- Ingresso carico/scarico merci
- Ingresso materiali di allestimento per la mostra

Le uscite di sicurezza saranno allocate più probabilmente sugli altri lati dell’edificio, la quantità dipenderà anche dalla forma finale di esso.

sabato 2 giugno 2007

Ricerca Espressiva .. considerazioni o vaneggiamenti?


CHIAVE DELLA RICERCA ESPRESSIVA

Dall’interessante lezione del prof. Saggio riguardo la ricerca espressiva in campo architettonico ho avuto alcuni buoni spunti di riflessione che poi ho “tradotto” in una serie schizzi.
E’ stato spiegato con estrema chiarezza che oggi la progettazione può essere affrontata con un metodo preciso che va oltre il solito “prendere un riferimento architettonico noto e copiarne le fattezze”.
Questo metodo, come ci ha spiegato il professore, può essere impiegato per qualunque tipo di edificio, per qualunque tipo di funzione che esso dovrà accogliere.

A questo punto del corso, dopo aver affrontato scelte di Concept Funzionale, Concept Formale, precisa definizione di un proprio Programma Distributivo, siamo giunti a quella che è stata definita come Ricerca Espressiva la quale, come il professore ci ha spiegato, deve nascere dallo studio del PROSPETTO.

Mi sono chiesta come fosse possibile creare un prospetto per me che ancora ero, e in realtà sono, indecisa sulla reale forma del mio Expo-Conference essendo esso un ibrido che non ha precedenti architettonici cui posso realmente fare riferimento.

Questo metodo invece ha proprio la caratteristica di “essere indipendente” da una precisa forma perché appunto può essere applicato ad un edificio qualunque, ad un prospetto qualunque.
Da ciò che ho capito il prospetto può nascere quindi da una ricerca -non so se è corretto definirla così-”analitica” ; in esso si individuano quelli che possiamo chiamare “fili fissi” cioè quegli elementi che, volente o nolente, sono lì e non possono essere spostati (almeno non più di tanto)..parliamo delle “teste”dei solai, dei volumi dei corpi scala che “spuntano” oltre il solaio di copertura, delle fonti di luce (in “gergo”le bucature) “obbligatorie” perché magari proprio in quel punto abbiamo un grande atrio che vogliamo illuminare e lì, per forza di cose, devo mettere una bucatura…
Questi sono gli elementi fissi; fissi perché devono esserci ma la cosa interessante è che condizionano la nostra ricerca espressiva solo fino ad un certo punto.
In che senso?
Nel senso che, a partire da questi, posso “giocarmi” il disegno del prospetto attraverso quelli che si possono definire come Campi di Oscillazione .. oscillazione di che? Oscillazione di altre linee, siano esse rette, siano esse curve.
Interessante…
Giustamente a lezione ci è stato spiegato che in effetti si possono definire anche come “campi di variabilità” , delle fasce in pratica, fasce all’interno delle quali può succedere “di tutto”.. il disegno può, appunto, variare .. si può distinguere da quei fili fissi immobili e rigidi …
Logico..
Che metodo fantastico che dà il “la” all’immaginazione e alla fantasia ..
Mi sono chiesta a questo punto se la cosa era applicabile ad un disegno 3D oltre che 2D (come il prospetto) .. ma è stata l’idea di un momento che solo più in là ho saputo trasporre negli schizzi ..
Il fatto è che il prospetto può nascondere i fili fissi attraverso due tipi di elementi secondo me .. almeno questa è la conclusione cui sono giunta.. l’elemento planare o l’elemento volumetrico..
Mi spiego..
Ho pensato che questi Campi di Variabilità potevano essere individuati, oltre che su un prospetto, anche sulla pianta .. o almeno sulla parte di pianta che riguarda la facciata di un volume architettonico.
Dal matrimonio di Campo di Variabilità di pianta e Campo di Variabilità di prospetto nasce il Campo di Variabilità in 3D…che bel figliolo..
Esso può appunto essere planare oppure volumetrico .. lo deciderà da grande ..
La questione è questa (io forse non sono molto capace a spiegare e la sto complicando) : devo fare un prospetto? Devo deciderne la silhouette e il chiaroscuro? Ok ma questo chiaroscuro sarà originato da un gioco di volumi o dalla precisa decisione di “coprire” i fili fissi con una parete bucherellata e magari “onduleggiante”? questo è ciò che in una prima ipotesi stavo facendo..
Il mio disegno era in 2D e tutto il metodo era impostato in 2D .. quindi stavo ragionando bene ..
Ma esiste il 3D..
Mi sono detta che, per quanto la silhouette potesse essere originale e stravagante, il disegno rappresentava pur sempre un piano a conti fatti.. (anche se potevo “ondularlo” o “spezzettarlo”..)
Lo schizzo lo dimostra..
Quindi?
Magari non era sbagliato il ragionamento ma .. poteva essere un’idea vincente?
Era un’idea .. una delle due possibili .. l’altra è quella che nasce appunto dal matrimonio di cui abbiamo parlato e su cui ho intenzione di lavorare anche perché forse è più interessante un chiaroscuro originato da volumi piccoli e grandi che si possono “estrudere” da questo prospetto 2D piuttosto che un chiaroscuro originato da un elemento planare ondulato ..

Magari sono solo vaneggiamenti .. in ogni caso ringrazio il nostro docente per lo spunto di riflessione ..

venerdì 1 giugno 2007

La caratteristica chiave della forma

ooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo

CARATTERISTICA CHIAVE: CENTRO-ANTICENTRO


Obiettivo > Possibile traduzione spaziale

Sapere al centro dell’attenzione > spazio ruotante attorno
a un centro

Spettatore come “protagonista” > integrazione tra balconate/scalinata e
palco

Prospettive e ritmi originali > incontro-scontro di volumi o di
percorsi = spazi prospettici quasi mutevoli

Spazio fatto di percorsi + conquista del centro > percorso/scalinata articolato ma con
rimandi verso il palco centrale



Mi è stato consigliato di visionare alcuni esempi di edifici realizzati e non, ho quindi studiato la Philharmonic Hall di Scharoun (‘63), la Univesity of Cincinnati di Eisenman (‘96) e il Museo a Betile di Hadid (non ancora realizzato).
Ho trovato spunti in ognuno di questi progetti e ho fissato dei precisi obiettivi (non specificatamente spaziali) ponendomi la questione di come questi potessero tradursi concretamente e specificatamente in termini di spazio.

La caratteristica spaziale principale di una Expo-Conference deve essere, io credo, quella di permettere innanzitutto una chiara e visibile esposizione del “oggetto architettonico”; nel contempo, però, essendo anche luogo profondamente rivolto all’utenza, deve certamente essere in grado di “coinvolgere” chi ascolta e osserva le opere esposte (come nella Filarmonica).
Questo può forse realizzarsi concretamente attraverso uno spazio articolato che abbraccia il fulcro, cioè il palco.
Lo spazio articolato in questione può essere rappresentato da uno, o da diversi, percorsi/scalinata gravitanti attorno alla zona strettamente legata alla conferenza; il palco accoglierebbe uno o più mega-schermi da cui trasmettere immagini di opere, testi, etc. oltre ad un’area attrezzata con banco, computer e sedute per chi tiene la conferenza.

Come Eisenman, vorrei dare una spinta, un movimento, che potrebbe ottenersi solo attraverso l’incontro-scontro di due diversi corpi spaziali.. magari proprio due o più percorsi..

L’idea di realizzare spazi da cui godere di diverse prospettive e rimandi mi ha fatto pensare ad un volume perlopiù vetrato (o comunque che dia il senso di apertura spaziale) in cui si innestano scalinate/percorsi espositivi/balconate .. questo ultimo spunto lo ho desunto invece dal progetto di concorso per un nuovo museo a Betile (Sardegna) vinto dalla notissima Zaha Hadid.



Philharmonic Hall 1963
Berlino, Gemania
Hans Scharoun

La struttura di entrambe le sale è basata sul concetto della "musica al centro dell'attenzione",
con il palco posizionato nel centro della sala e il pubblico seduto in blocchi che circondano il
palco in tutti i suoi lati.
Architettonicamente è concepita come una serie di elementi-piattaforme da cui poter seguire
l’evento musicale che vanno a creare una sorta di paesaggio naturale e organico (per usare un
termine architettonico).
Qui la principale caratteristica cui mi pare si ponga attenzione, è il fatto che l’utente ha la
possibilità di seguire l’evento in modo totalmente nuovo, visivamente e acusticamente,
sentendosi coinvolto e quasi protagonosta lui stesso.
Da questa intuizione scharouniana vorrei trarre insegnamento riproponendo nel mio progetto
il “sapere al centro dell’attenzione” , comunicazione del sapere e delle idee
architettoniche (consolidate e nuovissime) concretamente esaltate attraverso una spaziale
distribuzione architettonica.



Aronoff Center for Design and Art
University of Cincinnati 1996
Cincinnati, Ohio
Peter Eisenman

Da queste immagini si nota come
nella struttura di Cincinnati
Eisenman, studiando una
sistemazione particolarmente articolata,
crea spazi “interstiziali”che offrono prospettive e ritmi originali e innovativi.
Anche da questo esempio, come da quello di Scharoun, vorrei trarre
insegnamento per realizzare un progetto ibrido.
Penso così all’idea di dare ai visitatori spazi prospettici
in un certo senso mutevoli che possono derivare forse solamente dallo
incontro-scontro di due corpi spaziali .. expo e conferenza?

ooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo

Apple Store per concept funzionale

APPLE STORE DI ROMA EST

Per capire in che modo far "funzionare" il mio progetto mi è stato consigliato di visitare l'Apple Store di Lunghezza (Roma)..
Quando sono arrivata (dopo un giro in macchina infinito) mi sono chiesta come mai mi avevano mandato a vedere quella che alla fine era una stanza con dei tavoli e tanti computer .. ho cominciato a pensare che, o io avevo capito male, o le persone che mi avevano dato quel consiglio erano quel giorno un pò stanche ( brille?) .. sbagliavo in entrambi i casi..
In realtà esiste una logica nuovissima che si nasconde all'interno di questo luogo..la caratteristica fondamentale è il diverso rapporto con il pubblico che questa grande marca di computeristica ha voluto instaurare .. non è un negozio nel senso tradizionale del termine dunque ma un luogo dove utenza e fornitore di servizi possono incontrarsi..questo mi avrebbe aiutato nella progettazione di una Expo-Conference che doveva permettere l'incontro tra docenti e studenti.

Infatti gli spazi dell'Apple Store si strutturano così:
-area di "Genius Bar" : è un bancone da bar dove tu vai munito del tuo computer portatile o di qualunque altro oggetto della Apple su cui hai bisogno di "delucidazioni" o spiegazioni e gli addetti alla consulenza gratuita ti aiutano ad entrare nel "mondo" della tecnologia in poco tempo.
-area gioco per i bambini : i più piccoli possono giocare qui gratuitamente e capire divertendosi.
-area "seminari" : qui gli esperti della Apple offrono un ora gratuita e personale per informare l'utente sulle novità e i vantaggi della marca.
-area vendita : come in tutti i negozi anche qui è esposta la merce da comperare (ma ad essa è riservato uno spazio ovviamente meno importante rispetto al resto).


Quando scoprirò come si mettono i video nel blog inserirò ciò che ho potuto filmare quel giorno...

Expo-Conference

Ispirazione del progetto: l’idea di questo progetto è nata dall’esperienza che ho fatto all’interno del Laboratorio di Progettazione 4 tenuto dal Dott. Arch. Prof. Antonino Saggio.
Da lui ho imparato che può esistere un vero scambio culturale tra docente e studente e l’idea della Expo-Conference (luogo per docenti e studenti) è nata esattamente da qui:perché non fornire all’università questo stesso tipo di ambiente che si è venuto a creare in questo laboratorio mi sono detta?Forse è ciò che ci manca..
L’idea di inserire nel progetto un area multimediale è nata, allo stesso modo, vedendo come il docente (in tempo reale) inseriva i nostri lavori in web per darci modo di consultarli, di creare dialogo tra noi, di creare interesse culturale.
Questa atmosfera di vivo confronto è la meta che mi sono prefissata .. questo crea anche rapporti umani .. crea un ponte tra le persone oltre che tra le idee strettamente culturali e architettoniche..
Ringrazio molto il forte carisma del mio docente.

Expo-Conference


“Visione per gli studenti e i docenti della Facoltà di Architettura:
una nuova opportunità per la divulgazione delle idee artistiche e architettoniche”

Avendo avuto la possibilità di scegliere, forse per la prima volta nella mia
esperienza universitaria, il tipo di edificio e di funzione da progettare nell’area
accanto la sede della Facoltà di Architettura di Via Flaminia a Roma, ho
creduto giusto concentrare l’attenzione su qualcosa di completamente nuovo
dal punto di vista della funzione e che potesse essere di ausilio allo stesso
ambiente universitario.
Il concetto di base è quello di dare a docenti e studenti l’occasione (e quindi
un luogo) per iniziare un fervido dibattito culturale riguardo l’architettura
(nei sui molteplici aspetti); nasce l’idea di un punto d’incontro, dunque,
tra architetti operanti e aspiranti tali che permetta una crescita culturale comune
tale da fornire nuovi spunti creativi.
Si pensa ad un progetto che permetta, allo stesso tempo, di portare questa
stessa cultura al di fuori dell’ambiente universitario, magari utilizzando gli
odierni mezzi della tecnologia, creando una rete di informazione in tempo reale
con l’aiuto del mezzo informativo per eccellenza dei giorni nostri: Internet.
In linea con la logica della “mixitè” dell’architettura contemporanea e in certo
qual modo superandone i confini, si pensa di dare vita a uno spazio ibrido che
sia in parte Sala Conferenze e in parte Sala Espositiva.
La prima, luogo di diffusione culturale per eccellenza, si crede possa sposare
facilmente la seconda in uno spazio in cui gli utenti siano liberi di ascoltare
comodamente seduti oppure di circolare attorno le opere e i progetti esposti.
Allo scopo di facilitare uno scambio di idee tra chi espone e chi viene
informato si può pensare di fornire ogni area della sala espositiva di postazioni
”totem” da cui, chi lo desidera, può formulare domande, esse arrivano alla
postazione centrale e da qui, a fine conferenza, chi espone può dare risposta.
Probabilmente fornire un servizio di questo tipo all’Università,
oltre che rappresentare una originale proposta-sfida dal punto di vista
della progettazione architettonica, può essere d’ausilio nel processo di
informazione, divulgazione ed addirittura di produzione dell’opera
architettonica che in questo modo può essere sponsorizzata.

Si tratterebbe infatti di un ponte che può collegare le teorie alla pratica
professionale, un tipo di opportunità che rappresenterebbe un evento
nuovo e per questo interessante e propulsivo.
Forse pensare ad analitiche risposte architettoniche a questo tipo di
questioni presuppone l’ individuazione di alcune fondamentali
necessità che un tale spazio ibrido richiede.
La prima sarà sicuramente quella di avere, annessa all’ambiente
principale della Expo-Conference, un’ Area Ristoro di cui possano
usufruire anche utenti “esterni”.
Pensare ad un ambiente che sia luogo di una fervida informazione
culturale mi ha fatto pensare anche alla possibilità di inserire uno
spazio (Area multimediale) adibito alla redazione di una rivista on-line,
gestita da docenti e studenti insieme, che abbia come tema proprio quello
delle conferenze qui tenute di cui i materiali possono essere “prelevati”
direttamente in tempo reale.
Un’altro spazio necessario sarà ovviamente quello riguardante gli
apparati tecnici di supporto ad una struttura dalla tale impronta
“tecnologica” i quali richiederanno una grande attenzione e uno
studio particolare.

innanzitutto i ringraziamenti

Intanto ringrazio il mio professore..dott.arch.prof.Antonino Saggio che ha dato a noi studenti l'idea di farci conoscere - e di far conoscere i nostri progetti e lavori - attraverso un blog (!)
Ringrazio anche per averci "svelato" che attraverso l'informatica possiamo instaurare un fervido rapporto culturale..
Io credo nella competitività..quella buona..quella costruttiva..penso che il fatto di mettere le proprie idee in comune sia una forza e non una debolezza ..
perchè tenere le proprie idee per sè quando si può invece crescere assieme in un discorso culturale ?
Utopia? Se questa è utopia io ho sbagliato pianeta (ma non credo sia così) ..
Ditemi voi..